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KARAN CASEY per l’ottava edizione del St. Patrick’s Day veronese

La voce vellutata dell’irish music con la sua band al teatro Camploy domenica 14 marzo 2010

di Massimo Rimpici

Gentile, simpatica, spiritosa, l’ugola felpata d’Irlanda, la leggenda dell’isola verde, Karan Casey,ha voluto lasciare il segno a Verona: un tratto generoso, leggero, sofisticato.

Da anni gli organizzatori inseguivano il sogno di portare l’icona della musica irlandese a Verona e quest’anno il desiderio è diventato realtà.

Il Camploy, teatro di Verona scelto da Raidue per la serie “Due” (in musica, ndr; ricordate Tiziano Ferro e Laura Pausini e a seguire Dalla/De Gregori?! ) si sa è avvolgente e coinvolgente: il pubblico disposto ad arena “aderisce” alla star di turno e questa peculiarità del teatro è colto dagli artisti che si lasciano coccolare dagli spettatori e dai loro applausi. A Karan – ovviamente - questo particolare non è sfuggito ed ha voluto rendersene conto di persona seguendo gran parte del check sound della sua band dai posti in platea.

L’occasione è la ottava (collaudatissima) edizione veronese del St. Patrick’s Day organizzata come tutti gli anni dal GRDP, Gruppo Ricerca Danza Popolare della città scaligera (nel 2010 al suo trentesimo compleanno!) che anche quest’anno ha voluto stupire per la qualità dell’offerta artistica, l’innovazione, l’organizzazione e premiato da un teatro tutto esaurito.

Geniale la scelta di usare un super-professionale-maxi schermo alle spalle degli artisti dove sono state proiettate durante tutto il tempo dell’evento - sottolineate dall’armoniosa voce di Karen Casey- immagini e video, icone e simboli della green island: un impatto sul pubblico del teatro non indifferente. Sul resto del palcoscenico botti di legno, tavolini e sedie impagliate; boccali e bottiglie di birra: un vero e proprio (quasi) pub irlandese dal quale all’inizio della seconda parte della serata sono stati chiamati i ballerini (italiani, per la precisione di Padova e di Bologna) a “dimostrare” come si balla durante una ceìlì (festa) in set (gruppi di quattro coppie) nei pub irlandesi, accompagnati dagli stessi musicisti.

A fare da contraltare al genere set delle danze eseguite dai ballerini italiani o a quella più formale di irish step dancing che si è visto nel corso delle edizioni precedenti del festival veronese, c’era Seosamh O’ Neachtain ballerino della contea di Galway decisamente più street per la sua tecnica. Genere “vecchio stile” (sean-nòs, appunto), un tipo di performance molto informale, quasi sempre solista, casuale e che il pubblico del Camploy ha dimostrato di gradire molto, soprattutto per la novità che ha rappresentato per Verona.

Che dire della band della Casey, per gli addetti ai lavori basterebbe citarne i nomi, a cominciare dal marito di Karen, fra i migliori interpreti irlandesi di concertina: Nial Vallely. I due si sarebbero sposati qualche tempo fa nel borgo toscano di Barga. Quindi il fratello di Nial, Caomhin Vallely al pianoforte e violino e la talentuosa Kate Ellis al violoncello; il quarto componente? Un chitarrista giovane e…. scozzese: Ross Martin.

Quasi tutte uniche, riarmonizzate, rivisitare le ballate scelte da Karan Casey per il palcoscenico veronese anche se tutte rigorosamente attinte dal patrimonio tradizionale: un cocktail d’eccellenza a metà fra il folk progressivo e il patrimonio popolare.

Quella alla quale si è assistito a Verona è stata, come sempre, una manifestazione rigorosamente a scopo benefico. Il GRDP – che è circolo Arci - per ogni evento sceglie una diversa associazione alla quale donare il ricavato della serata. Per questa edizione l’associazione ha scelto il “Gruppo volontari Casa dei Bambini onlus” e l’ incasso dello show è stato devoluto per finanziare l’acquisto di un generatore di corrente per la “Casa della Felicità”, struttura creata in Thailandia per accogliere e strappare dalla miseria e dalle violenze i bambini abbandonati dai genitori in fuga dal feroce regime militare.

L’appuntamento è rinnovato all’anno prossimo per un evento che a Verona è diventato ormai tradizione: un punto di riferimento solido e ineguagliabile, nel segno dell’assoluta qualità ludica